Di che cosa è fatto un film ? Nella mia opinione di una storia, di una sceneggiatura, di una messa in scena.
Ho visto il nuovo film di Ferzan Ozpetek. Ieri, il giorno della prima, come si conviene quando le attese sono alte e la curiosità è tanta. Di Ferzan ho amato quasi tutto, in particolare: La Finestra Di Fronte, Saturno Contro e Mine Vaganti. Bello ma non esaltante Le Fate Ignoranti. Capolavoro: Allacciate Le Cinture. Menzione speciale per Hamam, anche se ne conservo un ricordo un pochino vago. Ieri è stata la volta di “Napoli Velata”.
Napoli è la mia città, ci vivo e la amo molto, la fotografo, la percorro, la assaporo. Ne conosco odori e sapori. Pregi, difetti e paradossi. Dopo le varie messe in scena di Gomorra, film e serie tv, e quella “cagata pazzesca” di Pizzofalcone, ero curioso di vederla ancora una volta messa in scena.
Di film ambientati a Napoli, nei miei ricordi, ce ne sono molti. I musicarelli anni ’60 con Gianni Morandi e Laura Efrikian. Tutta la serie di “Piedone” con Bud Spencer, “Matrimonio all’Italiana” con Sofia e Marcello. I bellissimi “Mi Manda Picone” e “Pacco, Doppio Pacco e Contropaccotto” dell’indimenticabile Nanni Loy. Di recente o apprezzato “La Tenerezza” di Gianni Amelio che, per altro, ha in comune con “Napoli Velata” le passeggiate di Giovanna Mezzogiorno per le vie del centro storico. Una città che si rivela sempre “l’uomo in più” a supporto della storia. Un panorama, uno scorcio del centro storico, un palazzo antico, un suono. Un film ambientato a Napoli diventa sempre un film napoletano. La città diventa il cameo della grande attrice che illumina a tutto il film.
Napoli Velata è un altro film ambientato a nella mia città. Meglio: il film è ambientato in alcuni dei luoghi più suggestivi di Napoli. Ferzan li ha studiati bene e non si fa scrupolo di montarli e smontarli a suo piacimento per ottenere il massimo effetto possibile. Palazzo Mannajuolo, quello con la scala elicoidale, è in via Filangieri (un ringraziamento a Rosario D’Orazio per avermi concesso la sua foto) ma nel film sembra trovarsi dalle parti di piazza del Gesù. La fermata della metropolitana di piazza Garibaldi, quella con le facce di Oliviero Toscani, si confonde con la pluripremiata fermata di Toledo. Poi c’è Palazzo Venezia, le vedute da Salita Tarsia e tanto altro ancora. Ah, poi c’è la Cappella Sansevero ma di questo dirò poi. Tutte ambientazioni molto belle, suggestive, a supporto di una storia che non ho mica capito tanto bene.
Dunque il film inizia con una lunga scena che sembra rievocare Ultimo Tango a Parigi, con tanto di scena del burro. Poi diventa Il Segno Del Comando proseguendo con tracce dei Bastardi di Pizzofalcone, Beautifull Mind e Profondo Rosso. Qualche sequenza del film sarebbe adattissima a integrare Passion di John Turturro. Anche sua maestà Nanni Loy c’è. E per fortuna che a completare l’oleografia partenopea non ci sono le musiche di Pino anche se Vasame di Gragnaniello fa la sua porca figura. Dovrebbe essere un pezzo del 2011.
Nella mio opinione è un bel film, ti tiene per due ore incollato alla poltrona se piacciono i film “fai da te” o “vedici un po’ quello che te pare”. Ozpeteck apre molte storie, molte narrazioni, ma non ne chiude nessuna, lasciando molto al cuore dello spettatore. Dovrebbe essere un giallo ma c’è del magico. In bilico tra il sacro ed il profano, sospeso tra il razionale ed i viaggi della mente.
Il cast è stellare. Peppe Barra è il grande sciamano della storia, la Mezzogiorno è brava come al solito anche se sempre molto uguale a se stessa. Come se tra Il Viaggio della Sposa, L’ultimo Bacio e La Tenerezza non fossero passati quasi 30 anni. Borghi non emoziona più di tanto ma il terzetto Bonaiuto, Ranieri, Calzone con il supporto di Sastri e Ferrari conferisce alla narrazione una “ignorante eleganza” che è la cifra stilistica che amo del nostro regista. Biagio Forestieri sembra un po’ uscito da “Un Posto Al Sole” ma riesce bene nella parte del poliziotto buono. Menzione di merito speciale per costumi, trucco e, soprattutto, parrucco.
Dal finale mi sarei aspettato qualche cosa di più originale. Non faccio spoiler però, devo dire, la sequenza sul Cristo Velato mi ha infastidito, nella sua inutilità, assai.
Per gli amanti del lotto: 42 è il caffè, 18 il sangue, 75 Pulcinella e 10 i fagioli. Tutti a giocare la quaterna sulla ruota di Napoli.
Bel film, mi è piaciuto. Quattro stelle su cinque ma Napoli resta velata. Se volete svelarla veramente, veniteci a trovare.