Tre film per occupare una uggiosa domenica di inizio gennaio, quando uscire dal caldo confort offerto dalle pantofole e dal divano di casa può diventare un’impresa impossibile. In questi ultimi mesi pare che si stia producendo di tutto e di più per offrire contenuti sempre nuovi alle piattaforme di streaming che sembra stiano andando alla grande. Personalmente ne frequento assiduamente tre, Netflix, Amazon Prime Video e Disney+. Tralascio qualsiasi considerazione sulla validità del mezzo e smaltito il ciclone Sorrentino vado alla ricerca di trame interessanti.
Ariaferma (Netflix): poca roba, cose già viste, ben costruito e orchestrato ma manca di originalità. Le facce di Orlando e Servillo non bastano a tenere desta l’attenzione. Del resto ne possiamo parlare fino allo sfinimento come per la Corazzata Potëmkin. Del genere jail drama c’è di meglio, da Mary Per Sempre a Quella Sporca Ultima Metà passando per il Miglio Verde. Il tema poliziotti, criminali e relativi confini è stato già abbondantemente macinato a livelli decisamente alti. Qui è tutto fermo, non solo l’aria.
4 Metà (Netflix): carino, leggero, il tema è quello delle Sliding Doors o, se preferite, quello molto più alla moda del What If che in tempi di metaverso e mondi paralleli è assai fico. Molto probabilmente i sospesi e gli accavallamenti di trame e i relativi intrecci sono molto più godibili leggendo il libro. Gli attori sono tutte facce da sceneggiato televisivo mainstream e fanno il loro lavoro. Potrebbe essere sconsigliato guardarlo in compagnia del partner, con i se e con i ma non si costruiscono storie.
Il Silenzio Grande (Prime): bello, poetico, sorprendente e non dico altro per non fare spoiler. Credo che sia l’adattamento cinematografico di un testo teatrale di Maurizio De Giovanni già diretto da Alessandro Gassmann che in questo caso firma la regia e si concede un piccolo cameo. Squadra che vince non si cambia, il protagonista è Massimiliano Gallo che, fossi in lui, farei attenzione a non essere troppo prezzemolino ogni minestra. Ultimamente lo ritrovo ovunque. Margherita Buy bravissima, Marina Confalone a tratti ricorda la domestica di casa Bellavista arricchita da modi di teatro eduardiano. Non tragga in inganno l’atmosfera nebbiosa, ho letto da qualche parte che è stato girato in una villa di Posillipo a Napoli. Realizzarlo deve esser stato piacevole assai. Se di De Giovanni avete amato il commissario Ricciardi vi piacerà anche questo testo.
In tutto questo guardare lo schermo della tv, confesso che nei giorni scorsi sono riuscito anche ad andare al cinema.
Qui rido io: bello ma Eduardo vince a mani basse. Dovrebbe essere un biopic di Scarpetta ma l’attenzione finisce per concentrarsi sul young Eduardo Curioso che dopo poche settimane è arrivato in tv I Fratelli De Filippo di Sergio Rubini, in pratica il sequel del film di Martone. Bello anche questo. Il fatto è che l’eredità che ha lasciato Eduardo all’umanita con le sue commedie è enorme e l’equilibrio dei film ne risente. La figura di Scarpetta non ne esce bene in entrambe le pellicole, all’interpretazione di Giannini ho preferito della di Servillo.
Matrix Resurrections: lasciate stare, non ne vale la pena. Lasciamo il mito nell’archivio dei ricordi, inutile rispolverarlo e banalizzarlo.
Diabolik: non sono ancora riuscito e vederlo ma mi incuriosisce assai. Soprattutto Mastandrea nel ruolo dell’ispettore Ginko che, per quel che ho visto, somiglia pericolosamente all’ispettore Gadget e Marinelli che nei panni dello spietato criminale, a mio parere, non è che ci azzecca molto ma tant’è. Ne riparliamo tra un po’.